Lettere al Direttore
14 Ottobre 2013

L’ora di Matteo

di Redazione | 2 min

Gentile direttore,
A pochi isolati da casa mia a Firenze c’è un cosidetto Museo vinciano dove sono ricostruite alcune tra le invenzioni del genio Leonardo. Tra i gadgets quello che attira di più bambini e adulti è un orologio che si legge all’incontrario e che ha bisogno di uno specchio per essere decifrato  correttamente. Probabilmente gli spin doctors del Sindaco fiorentino si sono ispirati a quel gioco per compilare gli  spesso imbarazzanti slogans che punteggiano il desco-palcoscenico su cui si è esibito il candidato Renzi. Uno per tutti il clamoroso “vincere” che dietro  porta “perdere bene”. Ma come è stato detto non è che ciò che il sindaco esibisce negli slogans che  porterebbero, secondo il sistema leonardesco, ad affermare come positivo ciò che NON si vuole, sia di sua natura avvicinabile a certi discorsi pronunciati dal balcone di Palazzo Venezia o da quello di Palazzo Grazioli. Semmai induce allo sconcerto, se si vuole essere buonisti. Certo che tra freccioni sul padellone tondo in cui era issato il candidato, irrefrenabile il pensiero corre a Crozza e ai suoi “renzini”.

E’ questo che vogliono gli elettori del PD? Sono queste le proposte che vengono fatte tra tripudio di linguaggio sportivo da “autogol” ,  a il “ping pong delle leggi”, dalla “classifica” fino alla strepitosa immagine ( la devo a Sebastiano Messina su “La Repubblica”) che avrebbero sottoscritto o Liala o la Carola Prosperi quest’ultima  tanto amata dalla mamma di Natalia Ginzburg –vedi Lessico famigliare- Eccola: ”Questo è il primo passo di una maratona. Come il primo bacio tra due fidanzati. Non possiamo dire tutto in una volta, però cominciamo…”. No caro Renzi, proprio non va. Il linguaggioe le metafore vanno  rispettati specie da chi si picca di scrivere libri e di confrontarsi con Dante. E poi, basta con questo spreco degli affetti e dell’intimità di pensiero con tutto quel riferirsi a Massimo, a Valter, a Enrico e via pargoleggiando. I competitors si chiamano col cognome proprio come a scuola e suona assai triste l’intervista fatta dall’ultimo “convertito”:Nicola Latorre tutta punteggiata da “Gesù!”, “Per l’amor di Dio!” che così rivela il suo salto della quaglia: “D’Alema è stata la prima persona  a cui ho rivelato che era giunta l’ora di Matteo…”.

Contenti loro

Gianni Venturi

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